davide-rizzo

La fotografia? Uno stile di vita

Un passatempo che è diventato una malattia, un metodo, uno stile di vita. La mia voglia di fare fotografie è nata per gioco ed è diventata, con il passare del tempo, con i perfezionamenti e l’impegno costante, una passione che sopravvive alle stagioni e non accenna a spegnersi.
Anzi. Ogni scatto sembra alimentare questo fuoco, creando spunti, pretesti e occasioni per fare nuove foto, per sperimentare tecniche, cercare altri soggetti. Ho intrapreso questo mio percorso per curiosità, poi ho seguito un corso amatoriale a Savona, fino ad arrivare ad una scuola professionale di moda a Milano. Qui c’è stata la svolta, il salto di qualità. Tecnica e cuore, un binomio che ancora oggi, a distanza di tempo, mi spinge ad affrontare sempre nuove esperienze.
Mi piace giocare con la luce, adoro le geometrie, mi affascina indagare sulle storie che si intuiscono dietro un volto, in una situazione. Fermare gli arabeschi delle mani di un artigiano, i visi concentrati, le espressioni intense di chi pensa, studia, si diverte, osserva. Tutto diventa magia.
Mi piace scrivere racconti, fatti di scatti, di singole immagini. Lavorando con la luce e i sentimenti.
Molto di tutto questo l’ho potuto sviluppare lavorando per l’informazione. Ho avuto la fortuna di vivere le esperienze di cronaca per ilsegnonews giornale on line del Comune di Vado Ligure e per Savona Graffiti magazine del Comune di Savona che mi hanno consentito di affrontare discorsi differenti e stimolanti: dalla cronaca alle storie di vita.
Preferisco muovermi da solo perché è sempre un discorso interiore quello che affronto quando scatto una foto. Non mi soffermo molto sull’aspetto tecnico. Per me quello che conta è il rapporto con il soggetto, quello che percepisco, quello che mi dà e che io riesco a tradurre nello scatto, a sintetizzare nella foto.
Tecnicamente ho scoperto il digitale grazie a mio fratello quando ha acquistato una Kodak Easy Share nel 2006.
Poco tempo dopo sono passato a una Panasonic Lumix e infine alla grande svolta con una Nikon D700. Macchina che uso tutt’ora. Il mezzo è importante, ma non è tutto, tanto che qualche volta torno a fotografare in analogico e cosi rispolvero la mia Nikon f10. Per me quello che conta, infatti, non è lo strumento, ma sono la testa e il cuore. Il loro modo di farmi vedere la vita. Due impulsi differenti che diventano, nella foto che scatto, una cosa sola.
E’ straordinario riuscire a trasformare un gesto tecnico in un sentimento.
Giornalismo

Difficile, faticoso, appagante

Ho prestato la mia collaborazione per quasi tre anni a ilsegnonews quotidiano online del Comune di Vado Ligure e a Savona Graffiti, magazine del Comune di Savona. Questo ha significato seguire i giornalisti nelle loro inchieste, oppure affrontare autonomamente progetti di divulgazione e stimolo sui temi a me cari dell’ambiente, del lavoro, dei rapporti con le persone. Scatti sulla vita quotidiana e sui problemi. Mentre gli altri hanno la possibilità di esprimere un concetto o raccontare un evento con molte parole a me era consentito solo uno scatto. Non ho mai visto questo come una limitazione, ma come un’opportunità. In quell’attimo fermare un insieme di fatti e situazioni e fissarlo per sempre. Tutto questo è faticoso, difficile, non semplice. Ma appagante. Straordinario e bellissimo.

Il ritratto

Svelare un soggetto, raccontarne l’essenza

Capisco perché in alcune Civiltà le persone si rifiutino di farsi fotografare temendo che la macchina fotografica catturi l’anima. Io sarei il primo a poter essere accusato. Quando eseguo un ritratto cerco di trovare l’essenza della persona che sto fotografando, scavando nel suo profondo. Non cerco la bella foto a tutti i costi, ma il carattere, l’essenzialità del soggetto. Certe volte il soggetto appare svelato, quasi da sembrare trasformato. E’ lui, ma nella foto (sia che avvenga dopo una seduta di posa o per la strada, all’improvviso) appare con una luce diversa nello sguardo, nel volto. Una rivelazione. Tecnicamente fare belle foto, oggi, ormai è molto facile. Difficile è raccontare l’essenza di una persona. Nel bene e nel male. Un fotografo, scusate il bisticcio, non è mai obbiettivo.


On the road

Cogliere l’attimo, renderlo eterno

Matrimoni, paesaggi, persone, situazioni, viaggi. Per scattare fotografie oggi i pretesti e le occasioni sono infinite. Dalla sala di attesa dal medico a un percorso in treno, da un mercato ad un avvenimento pubblico o privato. Con la macchina professionale o con un telefonino. Saper scegliere il momento, valutare l’occasione, cogliere un pretesto. Un’immagine riflessa in una vetrina, come l’intensità di un volto. Noi che amiamo fare fotografie abbiamo infinite occasioni e opportunità per essere felici. Basta viaggiare con i riflessi pronti e il cuore e la mente sempre all’erta. L’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento. L’unico rimpianto arriva quando si perde l’attimo e, la foto che avremmo potuto scattare, resta incompiuta nella nostra testa. Più che un dolore diventa un rimorso.